stefano chiellini ITS intervista

Occupazione 4.0 e modelli formativi – Intervista a Stefano Chiellini, Fondazione ITS Vita

In un momento non roseo per le tematiche legate all’occupazione nel nostro Paese, si riscopre il ruolo cruciale dei percorsi formativi professionalizzanti, forti anche della capacità di rispondere ad esigenze sempre più specifiche del mercato, grazie alla vicinanza con le aziende stesse. E proprio per le aziende, questa via non può che rappresentare una opportunità da considerare, sia in termini di dialogo con gli enti formativi per la definizione di specifici corsi, sia come contributo all’attività di docenza o, non meno importante, come considerazione di un bacino di diplomati altamente specializzati al quale poter attingere. 

 

Percorsi Professionalizzanti ITS e Occupazione

I numeri parlano chiaro: in generale, con riferimento agli Istituti Tecnici Superiori (ITS) il monitoraggio del MIUR e INDIRE presentato qualche mese fa, delinea uno scenario in controtendenza rispetto alla disoccupazione dilagante e, ancor più, emerge che l’80% dei diplomati ha trovato lavoro ad un anno dal diploma di cui il 90% in un’area coerente con il percorso concluso. Inoltre, nell’ambito dei partner dei percorsi ITS, il 37% è rappresentato da imprese.

Sul territorio toscano un interlocutore di rilievo è rappresentato dalla Fondazione VITA Istituto Tecnico Superiore per le nuove tecnologie della Vita che, dal 2015, attraverso un protocollo con il Ministero dell’Università e della Ricerca e grazie al finanziamento della Regione Toscana e del MIUR, alla collaborazione con scuole, enti di formazione, imprese, università e centri di ricerca, gestisce i corsi ad alta specializzazione tecnologica per la preparazione al mondo del lavoro nei settori farmaceutico, biotecnologico, ICT per la salute e dei dispositivi medici.

In particolare, è atteso per fine ottobre l’avvio del ciclo di formazione ITS rivolto a giovani fra i 18 e i 29 anni che, nel biennio 2019-2021, potranno accedere ai corsi professionalizzanti proposto dalla Fondazione VITA: si tratta dei corsi BIOQUALTECH19 (tecnico superiore per il sistema di qualità di prodotti a base tecnologica), PROFARMABIO19 (tecnico superiore per l’automazione dei processi produttivi nel settore farmaceutico e biotecnologico) e BYTE19 (tecnico superiore per lo sviluppo dei sistemi informativi aziendali).

 

 

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I NUMERI DEGLI ITS GLI ITS IN ITALIA

 

Ecco la nostra intervista a Stefano Chiellinineo direttore ITS Nuove tecnologie per la VITA.

 

A chi si rivolgono i corsi in partenza e quali figure professionali usciranno dal nuovo percorso formativo biennale?
I corsi si rivolgono a giovani di età compresa fra i 18 e i 29 anni e con qualunque tipo di diploma di scuola superiore. Si tratta di corsi completamente gratuiti, cofinanziati dal POR FSE 2014-2020, Asse A Occupazione, inseriti nell’ambito di Giovanisì, il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani.
In particolare, per il biennio 2019-2021 la Fondazione Vita sta organizzando tre corsi estesi in tutta la Regione Toscana, con particolare attenzione sul tema della produzione e sulla qualità del processo farmaceutico, oltre al tema ICT, ovvero sui sistemi informativi aziendali, che trasversalmente sono di interesse per le aziende dell’ambito Life Sciences ma anche quelle appartenenti all’ambito meccanico, motivo per cui il BYTE19 è in partenariato con la Fondazione PRIME. I bandi sono disponibili sul sito della Fondazione che proprio di recente abbiamo aggiornato sia nella grafica sia nella presentazione dei contenuti.

 

Dal 2015, la Fondazione offre corsi formativi professionalizzanti nell’ambito delle scienze della vita, spaziando dall’automazione dei processi produttivi alla qualità dei prodotti fino all’informatica. Come vengono definiti e  strutturati questi percorsi e sulla base di quali esigenze?

La politica della nostra Fondazione è stata fin da subito quella di coinvolgere le Aziende del settore per capire le loro necessità formative. Partendo quindi da una analisi continua dei fabbisogni, realizzata tramite una survey estesa a tutte le aziende delle Life Sciences della Regione Toscana attraverso il supporto del Distretto Scienze della Vita, vengono progettati percorsi in linea con tali indicazioni. Le aziende non solo vengono coinvolte in questa fase progettuale bensì anche in quella attuativa, ovvero nel momento dell’erogazione delle docenze: infatti il modello ITS prevede che la docenza provenga dal mondo del lavoro almeno per il 50% delle ore di aula; tale percentuale, normalmente nella nostra fondazione si aggira intorno al 65-70%, a testimonianza del fatto che non solo le aziende possono suggerire i percorsi, ma addirittura possono formare i ragazzi in base alle competenze per le quali c’è più richiesta. Questo modello culmina alla fine delle 1.200 ore, quando le aziende, coinvolte fin da subito o interessate solo nell’ultima fase del percorso, possono ospitare in stage i ragazzi.

 

 Un modello di collaborazione, dunque, che è garanzia dei buoni risultati registrati nel tempo. Quali sono i numeri relativi alla partecipazione e all’inserimento nel mondo del lavoro?

Ad oggi la Fondazione ha concluso 4 corsi ITS pur nascendo solo a settembre del 2015. Sono 60 i ragazzi diplomati nei primi tre percorsi, nel 2017, e ad oggi circa il 76% di questi è impiegato in azienda, mentre arriviamo all’80% se consideriamo anche coloro che poi deciso di continuare la formazione andando all’Università. Il percorso Profarmabio, sull’automazione del processo biotecnologico, l’ultimo concluso a dicembre del 2018, parla chiaro: il 90% dei discenti ad oggi è a lavoro, mentre solo il 10% all’Università: nessuno risulta inattivo. Un successo caratterizzato dal coinvolgimento sempre maggiore delle aziende, che hanno capito la reale potenzialità di tale strumento.

 

Parliamo di ragazzi in una fascia di età ampia ma tutti accomunati dalla necessità di misurarsi con scelte importanti e determinanti per il loro futuro, sia in termini di formazione che di orientamento specifico a determinati ruoli professionali. Quanto è importante parlare direttamente ai ragazzi e quanto, invece, c’è da fare in termini di “cultura” verso le famiglie e l’opinione pubblica in genere?

La nostra società è oramai da tempo improntata su modelli formativi che faticano a stare al passo della velocità di espansione e sviluppo del reparto aziendale. Basti pensare al tema Industria 4.0, che è sempre più attuale e le competenze legate ad esse sempre più richieste. Il successo nazionale del modello ITS sta proprio nell’aver collegato il reparto aziendale con quello formativo, mettendo sullo stesso piano conoscenze, competenze e abilità. Purtroppo manca ancora la conoscenza di tale modello e spesso non viene percepito come una reale opportunità di lavoro bensì come una seconda scelta. Il nostro staff si prodiga costantemente per incontrare sempre più ragazzi e famiglie partendo dalle scuole e cercando di orientare le loro scelte in base ad una consapevolezza nel loro futuro. Un esempio di questo impegno è lo spettacolo del teatro educativo che ogni anno cerchiamo di organizzare come sistema ITS Regionale, nel nostro territorio.

 

Per un’azienda interessata a conoscervi meglio o già ad una collaborazione, cosa consigliate? Inoltre, quali vantaggi può trarre un’azienda dal collaborare ai corsi o alla raccolta dei fabbisogni?

La nostra Fondazione è sempre pronta a conoscere le realtà aziendali, capire i loro fabbisogni e creare progetti formativi in completa sinergia, mettendo a disposizione la nostra esperienza e le competenze maturate in questi anni. È naturale immaginarsi i vantaggi che le aziende riescono ad acquisire con tale modello: avere personale formato ad hoc in base alle esigenze dell’impresa, su temi che spesso nessuna struttura formativa riesce a professionalizzare in maniera così approfondita, e più è il coinvolgimento, maggiore è la rispondenza delle competenze richieste. Per non parlare poi dei sei mesi di stage curriculare, attraverso i quali si riesce a caratterizzare tale formazione in maniera più specifica all’interno della singola azienda.

 

Da neo direttore della Fondazione, quale evoluzione dell’offerta formativa si prospetta per il futuro?
La Fondazione, dallo scorso anno, si è accreditata anche alla Regione Toscana, oltre che al M.I.U.R., come agenzia formativa, al fine di rispondere alle aziende, anche per quelle figure che vanno oltre il diploma. Ad oggi abbiamo in aula percorsi, finanziati attraverso il POR FSE 2014-2020, per il bando strategico nella filiera chimica-farmaceutica, orientati alla formazione di laureandi e laureati, su tematiche ancora più specialistiche del settore. Inoltre, grazie alla preziosa sinergia con gli Atenei toscani e ad un finanziamento regionale per il potenziamento dei laboratori ITS, stiamo allestendo un Laboratorio di realtà aumentata che abbia lo scopo non solo di supportare la formazione ITS e Universitaria, ma anche quella aziendale, affinché le aziende del settore possano formare i propri dipendenti, attraverso tecnologie innovative ed immersive.

 

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