TLS dà il benvenuto alla Fondazione Achille Sclavo

Nata dalla grande tradizione scientifica legata alla figura del prof. Achille Sclavo, insigne igienista e fondatore dell’Istituto sieroterapico vaccinogeno toscano “Sclavo” nel 1904, la Fondazione Achille Sclavo ETS si dedica da oltre 10 anni a migliorare la salute delle persone, degli ecosistemi e dell’ambiente. Determinata ad adottare sempre più il modello di One Health, la Fondazione vede nel proprio futuro l’ambizione di accelerare la disponibilità di vaccini contro le malattie infettive nei Paesi in via di sviluppo. Ne parliamo con Gianluca Breghi, Direttore Generale della Fondazione Achille Sclavo ETS.

Iniziamo raccontando brevemente la vostra storia. Come nasce la Fondazione Achille Sclavo?

La Fondazione Achille Sclavo è un Ente del Terzo Settore (E.T.S.) costituita come ONLUS nel 2011 che prosegue l’impegno del professor Sclavo nel campo della salute pubblica. Nel nostro operato, ci ispiriamo ai due suoi principi guida, ovvero la solida ricerca scientifica e l’impegno sociale nella salute pubblica. La nostra missione è di migliorare le condizioni globali di salute applicando il concetto di One Health, cioè la connessione fra salute, sostenibilità e alimentazione, lo stesso metodo olistico che applicò il professor Sclavo nell’occuparsi di salute pubblica. In oltre 10 anni di vita, la Fondazione ha contribuito in modo concreto al progresso dei vaccini per i Paesi in via di Sviluppo (PvS) e alla formazione di personale a sostegno di popolazioni svantaggiate. Il susseguirsi negli ultimi decenni di epidemie e pandemie, spesso di origine zoonotica, ha dimostrato ancora una volta la forte interconnessione tra salute, sostenibilità ed ambiente. Il Covid 19 ci ha dimostrato che produzione del cibo, alimentazione, salute e ambiente sono strettamente connessi fra loro, e che, quando tali rapporti non vengono curati, la società, le popolazioni e l’economia ne soffrono in maniera profonda. Nel 2020, infatti, la Fondazione ha allargato la propria missione agli interventi in queste aree, per poter operare in settori ormai strettamente comunicanti al fine di combattere la povertà, nell’area detta One Health/Planetary Health.

Di cosa vi occupate e quali sono i vostri principali progetti?

La nostra Fondazione è impegnata su diversi fronti, ma in particolare ci soffermiamo sulla ricerca scientifica di interesse sociale nella lotta alle malattie infettive nei Paesi in via di sviluppo, accelerando la disponibilità di nuovi vaccini contro le malattie infettive dei PvS. Uno dei riconoscimenti di cui siamo più orgogliosi è stato l’aver ottenuto 2 progetti su un vaccino contro una malattia negletta che affligge i bambini dell’Africa sub-Sahariana e malati di malaria e AIDS, ed aver supportato la preparazione di un terzo. Oltre alla ricerca, ci occupiamo anche di formazione nell’area della salute, alimentazione e sostenibilità: come Fondazione Achille Sclavo abbiamo finanziato e/o coordinato 3 edizioni del Master in Vaccinology and Pharmaceutical Clinical Development, destinato a medici provenienti dai PvS, e abbiamo sottomesso un progetto di formazione per piccoli agricoltori del Nord Africa per sostenerli nella conservazione delle loro colture, danneggiate da una crescente carenza idrica. Infine, sosteniamo anche varie iniziative a favore del progresso sociale, economico e culturale. Lavorando molto con i PvS, ci rendiamo conto giornalmente di quanto i vaccini siano ancora dei salvavita indispensabili per ragioni di salute pubblica e richiestissimi dalle popolazioni dei PvS: la Fondazione sta quindi attivamente collaborando con l’Organizzazione Mondiale della Sanità per la valutazione della raccomandazione di vaccini destinati a queste aree del mondo. La Fondazione ha infine ottenuto, a ottobre 2023, la gestione del Siena Vaccine Science Centre, un moderno centro di informazione scientifica messo a disposizione da GSK Vaccines per fornire al pubblico informazioni affidabili su come i vaccini vengono sviluppati e prodotti, e i vantaggi che questi hanno apportato all’umanità. La Fondazione si occuperà quindi come attività istituzionale, di gestire le visite per scuole, università e privati.

La vostra Fondazione ha a cuore il concetto di “One Health”. Cosa significa e come si inserisce questa ambizione all’interno delle vostre attività?

I concetti di One Health e Planetary Health sono ormai dei paradigmi accettati a livello internazionale sia in letteratura che da organizzazioni internazionali come l’OMS, l’ONU, la FAO e l’UE. L’approccio alla salute globale si è sviluppato con il tempo grazie all’intuizione che in natura esistono una serie di interazioni che, specialmente negli ultimi vent’anni, hanno drammaticamente evidenziato la loro importanza. Sono quindi stati teorizzati due approcci olistici interdisciplinari, ovvero One Health e Planetary Health. Il paradigma One Health, nato a partire dal concetto di Human Health, ovvero salute umana, si concentra sulle connessioni tra salute umana e salute animale (principalmente vertebrati, pur includendo l’ecosistema). Questo approccio ha ricevuto numerose adesioni a livello accademico, trovando conferma, purtroppo, nelle numerose zoonosi trasmesse dal mondo animale al genere umano, come le epidemie di Ebola, Zika, SARS, MERS, influenza aviaria, West Nile, per terminare con il SARS-CoV-2. In alternativa a One Health, il paradigma Planetary Health prevede un approccio più antropocentrico che si pone l’obiettivo di controllare e rispondere alle minacce alla salute e al benessere del genere umano e di verificare l’effettiva sostenibilità dell’intera civiltà umana. È scientificamente documentato che molte delle nuove malattie infettive provengono dalla fauna, processo ancora non studiato a sufficienza, e che i cambiamenti ambientali stanno avendo una forte influenza su esso. Disboscamento, desertificazione, urbanizzazione e movimenti migratori hanno aumentato la diffusione di queste malattie a livello globale.

Quali sono i vostri obiettivi e le vostre prospettive future?

Nonostante i successi degli ultimi decenni, milioni di bambini nei PvS non hanno ancora accesso a vaccini che potrebbero essere sviluppati in un periodo di tempo relativamente breve, e le infezioni enteriche ne sono un esempio. Uno dei nostri obiettivi e le nostre future aree di attività sono quindi dedicate ad accelerare la disponibilità e la fruizione dei vaccini contro gastroenteriti e dissenterie. La priorità assegnata a queste malattie infettive si basa sul loro altissimo impatto sulla mortalità infantile, la mancanza di vaccini efficaci e l’aumento della resistenza antimicrobica. La Fondazione sta inoltre predisponendo due progetti nell’area dell’agricoltura assieme al Santa Chiara Lab dell’Università di Siena sia per la formazione degli agricoltori, che per alcune particolari produzioni agricole.

Perché avete scelto di unirvi a TLS?

La Fondazione partecipa già al Distretto Toscano delle Scienze della Vita, e l’ulteriore collaborazione con la Fondazione TLS è stata vista come un modo di aumentare la massa critica del sistema delle Scienze della Vita a Siena e in Toscana, oltre a dare la possibilità di concrete sinergie con enti a noi simili o complementari.