Cannabis terapeutica: alti standard di qualità, integrità e purezza del prodotto sono la risposta di MATERIA MEDICA PROCESSING all’attuale mancanza di un quadro normativo di riferimento.

Materia Medica Processing è attiva nella realizzazione di prodotti THC Free altamente testati ed è dotata di un laboratorio dedicato esclusivamente all’analisi di Cannabis Sativa L. (unico laboratorio in Italia di questo tipo). A poco più di un anno dalla nascita della società, li contraddistingue un approccio meticoloso di tutte le fasi, dall’estrazione alla purificazione e oggi hanno bisogno di persone che sappiano mettersi in gioco, con il coraggio di cambiare idea più volte al giorno.

Ne parliamo con Giovanni Isoldi, Chief Technical Officer (CTO) e fondatore di Materia Medica Processing (MMP).

 

Come è nata MMP e di cosa si occupa?

MMP nasce dall’incontro di storie, capitali e competenze tra Europa e Stati Uniti in una industry nuova, globalizzata e in grandissima espansione: quella della cannabis. Come CTO, da oltre 10 anni studio questo fitocomplesso da un punto di vista chimico e farmaceutico. Avviatosi il processo internazionale di progressiva regolamentazione del settore ho avuto modo di incontrare sul mercato sia un team di manager intenzionati ad avviare un’impresa nel settore che una collega statunitense la cui famiglia aveva avviato una società nel settore l’anno precedente. Competenze e storie personali mi sembrarono incredibilmente complementari. Così, dopo una serie di incontri di allineamento, identificammo la parte di filiera su cui concentrare le nostre energie e nacque MMP: l’unica società di processing di cannabis sativa italiana in grado di proporre al mercato un fitocomplesso al cannabidiolo (CBD) senza tracce di THC e prodotto con standard GMP (Good Manufacturing Practice) Pharma Like.

 

Quali difficoltà e opportunità avete incontrato per partire?

La strutturazione di processo produttivo e di analisi di questo livello è stata una sfida importante, faticosa e costosa. Abbiamo così avviato un primo round di funding che ci ha permesso di avviare tutta l’operatività lab scale perfezionando le diverse fasi di lavorazione del prodotto. Terminata questa fase abbiamo avviato un secondo round sottoscritto dai medesimi investitori per portare il processo ad un livello industriale GMP. Ad oggi, Materia Medica Processing ha realizzato una raccolta di circa 2mln di € da investitori privati ed istituzionali e, a tal proposito, penso sia importante menzionare che il nostro principale investitore è un fondo di private equity statunitense specializzato nell’industria della cannabis che ha deciso di puntare su di noi per approcciare il mercato europeo.

 

Quali difficoltà allo sviluppo e entrata sul mercato?

Senza ombra di dubbio la difficoltà numero uno è costituita dalla mancanza di un quadro normativo chiaro e puntuale del settore. L’Europa, l’OMS e le Nazioni Unite stanno lentamente seguendo un trend avviato da Stati Uniti e Canada volto a rivalutare questo straordinario vegetale e a regolamentarne produzione e commercializzazione, tuttavia si tratta di un processo che impiegherà ancora anni per andare a compimento.

In attesa che ciò accada, come MMP abbiamo deciso di adottare i più alti standard produttivi esistenti al mondo per garantire l’integrità, la qualità e la purezza del prodotto, mi riferisco agli standard GMP di grado farmaceutico. Abbiamo dunque deciso di affrontare il rischio normativo investendo massivamente in qualità e compliance.

 

Quali opportunità per la commercializzazione del prodotto?

E’ inevitabile il ripetersi in Europa dei trend commerciali che stiamo registrando in altri mercati più maturi come USA, Canada e UK. Mercati che grazie alla nostra compagine sociale teniamo estremamente monitorati. In questi paesi il cannabidiolo e gli estratti di canapa trovano applicazione nell’industria degli integratori alimentari, cosmetica ed ovviamente farmaceutica.

Pensate che in UK nell’ultimo anno sono stati spesi quasi 400 milioni di euro in prodotti a base di cannabidiolo, corrispondente a più del mercato delle vitamine C e D messe insieme. L’Europa seguirà questa strada ma lo farà a suo modo, prevedibilmente con una regolamentazione del settore molto più stringente e, per questo motivo, come MMP stiamo sviluppando il prodotto in tutti i suoi verticali. Ovviamente ogni verticale comporta un importante sforzo in analisi, trial, application e compliance. Tuttavia pensiamo di essere pronti a confrontarci con qualunque scenario regolatorio dovesse palesarsi all’orizzonte.

 

Quale supporto avete incontrato sul territorio e fuori?

Certamente il nostro principale interlocutore istituzionale è la fondazione Toscana Life Sciences, un soggetto che ha avuto la lungimiranza e il coraggio di accoglierci nella sua struttura già nelle primissime fasi di creazione dell’azienda. Oggi questo interlocutore istituzionale è a tutti gli effetti un solido partner con cui condividiamo scelte, strategie e politiche di ricerca e sicurezza.

 

Quale futuro immaginate per MMP e quali i prossimi passi per i prodotti/servizi offerti?

MMP ha l’obiettivo di porsi all’avanguardia della scienza e della tecnologia afferente al processing di questa pianta medicinale. Il nostro approccio è farmaceutico/fitoterapico, perseguiamo dunque un’accentuazione delle proprietà del vegetale attraverso la sinergia di un complesso di molecole vegetali (fitocomplesso) e non da una singola molecola. E’ un cambio di paradigma rispetto alla chimica farmaceutica classica, perché si tratta di una interazione tra sistemi biologici complessi. Allo stesso tempo è fondamentale standardizzare la produzione e controllare la qualità, per poter offrire ai pazienti prodotti sicuri ed efficaci.

 

Di cosa avete più bisogno adesso/in questa fase del business? 

Semplice, persone con il coraggio di cambiare idea più volte al giorno! Materia Medica Processing questa estate ha festeggiato il suo primo compleanno. Abbiamo passato 12 mesi estremamente intensi che ci hanno portato a perfezionare strategia e processi, il miglioramento di questi fattori non può che essere passato dalla sistematica individuazione di errori e dal correggere gli stessi mettendosi in discussione. Lavoriamo in un’industria che ha perso 50 anni di ricerca e l’unico modo per recuperarli in tempi ragionevoli è quello di creare una cultura aziendale in grado di vivere il confronto e l’evoluzione che da esso ne scaturisce in modo aperto, continuo e libero. Per questo abbiamo bisogno delle persone giuste, persone resilienti e creative,  che sappiano fare la differenza e pensare fuori dagli schemi.