Dalla meccanica ai medical device con Biomedical Pharma

Nata nel 2021, in piena pandemia, Biomedical Pharma oggi propone il suo primo prodotto in 24 paesi nel mondo e progetta di espandere la sua offerta con l’inizio del 2023. Ne parliamo con Omar Alessandrini, fondatore e CEO della startup.

Dott. Alessandrini, come e quando nasce l’azienda?
In aprile 2021 nasce come azienda a sé quella che in precedenza era una divisione di un’azienda meccanica. Biomedical Pharma è il frutto, dunque, di una serie di idee innovative, affiorate durante la pandemia, e del progetto di sfruttare l’esperienza e il know-how che già avevamo in ambito meccanico per un’espansione in altri settori, come il biomedicale.

Di cosa vi occupate?
La società si occupa di forniture per ospedali, RSA e farmacie. Oltre a questo, grazie anche alla recente acquisizione di un’azienda che fa ricerca e sviluppo, Biomedical Pharma ha dato vita a un nuovo dispositivo, Skin Up, che atomizza prodotti cosmetici e paramedicali sulla pelle. SkinUp è una tecnologia brevettata e funziona così: il device permette di nebulizzare il prodotto sulla pelle a 14 micron con risultati dalle 2 alle 3 volte superiori rispetto a una somministrazione di tipo diverso. Grazie a questo processo la penetrazione nella pelle è velocissima e l’assorbimento del prodotto avviene in pochi secondi. Questo tipo di tecnologia è al momento impiegata per prodotti cosmetici (antirughe, abbronzanti, prodotti per l’idratazione della pelle) ma da gennaio 2023 ci concentreremo anche su prodotti che vanno a beneficio di alcune patologie e disturbi a carico della pelle come, ad esempio, la dermatite atopica, l’acne o la psoriasi. Il processo di nebulizzazione, attraverso la nostra tecnologia, è possibile anche a livello sublinguale e ciò ci consente di lavorare anche con gli integratori alimentari. Skin Up, che è già venduto in 24 paesi nel mondo, ha infatti due linee distinte, una cosmetica e una per prodotti paramedici.

Quanto è stata d’aiuto l’esperienza già forte nel mondo della meccanica?
Per la parte relativa allo sviluppo del device è stata fondamentale nel velocizzarne l’ottimizzazione e la messa a punto del prodotto. In termini di competenze ed esperienza nel settore biomedicale ci siamo, invece, avvalsi di quanto già esistente sul mercato, puntando all’acquisizione di aziende già operanti nel settore. Anche questa scelta dettata dalla volontà di muoverci in tempi rapidi.

SkinUp è il vostro unico prodotto?
No. Grazie all’acquisizione dell’azienda Chirlab Lab possiamo contare su un altro prodotto di punta, molto innovativo. Nello specifico si tratta di una garza in 3 D dentro la quale ci sono già inseriti tutti i principi attivi necessari alla medicazione e al processo di guarigione di una ferita profonda. Con questo prodotto lavoriamo molto in ambito post-operatorio o su pazienti diabetici e a rischio piaghe da decubito. È una medicazione speciale e completa che permette di essere cambiata o riposizionata ogni 10-12 giorni non solo con minor impegno per il paziente o per l’infermiere/operatore sanitario, ma anche con la possibilità di minimizzare il rischio di contaminazione come può avvenire in fase di medicazione standard. Inoltre, vanno considerati i notevoli vantaggi in termini di costi economici e ambientali. Su questo fronte stiamo lavorando a una linea completa che, oltre alla garza, proporrà prodotti in una piattaforma unica per la vulnologia in ambiente medico-ospedaliero.

Per quali caratteristiche Biomedical Pharma si distingue sul mercato?
Sicuramente la rapidità. Biomedical Pharma, infatti, è una startup che ha però avuto la fortuna di poter poggiare su strutture già esistenti accelerando così tutta quella fase che è sempre molto impattante quando si parte da zero. Un altro elemento distintivo è che i nostri prodotti innovativi sono biosostenibili e a impatto zero.

Che impatto ha avuto la pandemia da COVID-19 sia in termini di offerta sia sull’organizzazione?
La pandemia ha avuto un impatto sicuramente positivo in considerazione del fatto che l’azienda è nata in quel periodo e l’idea su cui poggia è figlia anche delle difficoltà e necessità riscontrate in ambito medico-sanitario a causa dell’emergenza dovuta all’infezione da SARS-CoV-2.

Quante persone siete e quali sono le prospettive di crescita?
Al momento siamo una piccola realtà ma il ritmo di crescita è notevole. Stiamo rafforzando soprattutto la parte di vendita e mercato estero, concentrandoci quindi sia su profili commerciali sia su profili di supporto alle aree qualità/controllo prodotto e supporto regolatorio.

Come vedete il futuro?
In futuro ci piacerebbe poter proiettare queste novità anche in altri ambiti medico-sanitari. Rispetto all’azienda, abbiamo ricevuto l’interesse di diversi investitori e stiamo valutando una quotazione in borsa a partire dal prossimo anno.

Perché avete scelto di unirvi a TLS?
Abbiamo all’attivo molte collaborazioni con diverse Università, tra le quali Siena, Genova e Ferrara. TLS è un punto di riferimento soprattutto nel settore life sciences, sia come Fondazione sia come Incubatore, tra cui troviamo VisMederi, realtà con la quale abbiamo già collaborato