Una nuova frontiera di biomarcatori, gli esosomi, e l’approccio di Exoprobes al morbo di Parkinson

Intervista a Silvestro Turtoro, socio fondatore e CEO di Exoprobes.

Tra i vincitori dell’ultima edizione del Premio Gaetano Marzotto, la neonata Exoprobes beneficerà di un periodo di coaching presso la Fondazione TLS. Quattro giovani e un’idea: migliorare la vita dei pazienti con malattia neurodegenerativa, partendo da una diagnosi molecolare, precoce e più accurata. Ce la racconta Silvestro Turtoro, socio fondatore e CEO:

  • Come nasce Exoprobes?

Exoprobes è una startup che nasce come evoluzione del progetto BiPod Technologies, nato a fine 2017 con l’intento di migliorare la qualità della vita del paziente affetto da patologie neurodegenerative consentendone una diagnosi molecolare precoce e specifica. Un approccio che permette di impostare un trattamento specifico e tempestivo, con un risparmio di tempo e costi.

Exoprobes è stata costituita da poco più di un mese, a giugno 2020, con sede a Bologna da 4 giovanissimi soci: Alessandro Bortolani (Business Development), Oreste D’Ambrosio (CFO), con i quali ci siamo conosciuti allo Startup Day dell’Università di Bologna, e Guido Frigeri (Innovation Manager) conosciuto in seguito. A breve contiamo di ampliare il team con l’inserimento di figure altamente qualificate per raggiungere il nostro obiettivo.

Dopo un primo periodo di mentorship presso la Fondazione Golinelli, che ci ha permesso di comprendere meglio come strutturare la startup e come impostare il modello di business, abbiamo avuto l’opportunità di proseguire a Londra, sempre grazie al concorso di Fondazione Golinelli. Inoltre, abbiamo partecipato ad altri contest come StartCup. Ad oggi abbiamo due Business Angels che ci sostengono nella compagine aziendale ma come tutte le realtà biotech neonate abbiamo bisogno di fondi consistenti e di possibili investitori futuri.

  • Di cosa vi occupate nello specifico?

Stiamo sviluppando una piattaforma di diagnosi precoce per patologie neurodegenerative con focus iniziale sulla malattia di Parkinson, mediante l’utilizzo di una biopsia liquida rapida e non invasiva. I nostri target sono gli esosomi, nanovescicole rilasciate continuamente dalle cellule, contenenti preziose informazioni dal punto di vista biologico. L’analisi sarà di tipo quantitativo e qualitativo e unirà vari dati tra i quali numero, dimensioni, carica, e contenuto di queste vescicole. In questo modo riusciremo a realizzare un pannello specifico e statisticamente rilevante per la diagnosi precoce della malattia. La piattaforma riguarda, in generale, gran parte delle patologie neurodegenerative (SLA, Epilessia, Sclerosi Multipla, Parkinson, Alzheimer etc.) ma abbiamo scelto di focalizzarci in particolare sul morbo di Parkinson perché molti del team hanno un’esperienza specifica su questa patologia. Io stesso ho svolto un’importante esperienza all’estero su questo fronte.

Gli esosomi, nanovescicole con un diametro minuscolo, sono dei marcatori importanti che fino a non molto tempo fa venivano considerati “una sostanza di scarto” del nostro organismo e che invece di recente sono stati rivalutati con un ruolo di rilievo in ambito diagnostico. Bisogna considerare che, essendo vescicole di dimensioni molto ridotte, finora si faceva fatica a isolarle ma oggi la tecnologia ha fatto grandi passi avanti in questo senso.

  • Il Parkinson, una patologia degenerativa e molto invalidante: come una diagnosi precoce può aiutare nella gestione della malattia e nella presa in carco del paziente?

Una diagnosi precoce è cruciale dal punto di vista farmacologico e non solo. Tutte le patologie neurodegenerative sono in costante aumento e si prevede una continua crescita in futuro, in considerazione dell’aumentare dell’età media di vita delle persone. Soltanto in Italia si stimano 230.000 malati di Parkinson e si prevede che nei prossimi 10 anni tale numero possa raddoppiare; inoltre, si tratta comunque di una patologia sottostimata. Il costo dei pazienti in Italia ammonta a 1.3 miliardi l’anno di spesa pubblica e circa 2.5 miliardi all’anno come spesa privata. La gestione di un singolo paziente quindi risulta molto onerosa sia in termini economici che di vera e propria gestione del paziente da parte dei caregivers, questo perché le terapie non riguardano soltanto l’ambito farmacologico, ma differenti approcci che vanno da percorsi sportivi personalizzati a sedute fisioterapiche fino all’approccio nutrizionale con diete personalizzate per paziente. Quindi, concludendo, diagnosticare in maniera precoce tale patologia, come molte altre malattie neurodegenerative, permetterebbe, innanzitutto, una conoscenza molto più accurata della patologia, nonché la capacità di intervenire in maniera mirata dal punto di vista farmacologico sul paziente, consentendo un intervento terapeutico mirato e su misura.

  • Quali sono i vantaggi e il valore aggiunto della vostra idea?

Utilizzare come biomarkers gli esosomi, per la loro capacità di predittività, è già un importante valore aggiunto, in particolare per il parkinson: su questo tema la letteratura scientifica già da tempo associa la presenza di biomarcatori di questo tipo ad un esordio precoce della patologia.

Ma il valore aggiunto è dato da molti fattori. Innanzitutto, la nostra piattaforma tecnologica permette di avere un “multipannello” in cui abbiamo più biomarcatori che consentono una valutazione più completa, accurata ed esaustiva. L’utilizzo di nanosonde ci permetterà di raggiungere elevati livelli di sensibilità e specificità e di utilizzare piccoli campioni di liquidi biologici facilmente isolabili. La nostra tecnologia è in grado di rilevare nanovesicole associate alla fase precoce di malattie neurodegenerative, aiutando il processo di diagnosi precoce.

Altro vantaggio, la quasi totale mancanza di invasività per il paziente che con un campione di sangue o saliva, permette l’attuazione del test anziché utilizzare il liquido cerebrospinale (CSF), procedimento molto invasivo.

Inoltre, gli studi in vitro: i vari studi saranno realizzati, infatti, mediante l’utilizzo di una piattaforma per la biofabbricazione di colture cellulari tridimensionali (3D) in grado di realizzare modelli di malattie neurodegenerative fisiologicamente più accurati rispetto alle tradizionali culture bidimensionali (2D). Replicare fedelmente l’architettura e il microambiente in vivo consentirebbe di comprendere maggiormente i complessi meccanismi molecolari, essenziali per lo sviluppo delle malattie neurodegenerative, aumentando le possibilità di individuare potenziali biomarcatori specifici e target terapeutici.

  • A chi vi rivolgete?

Il nostro modello di business è diviso in due fasi: la prima prevede il lancio del prodotto sul mercato della Ricerca e, in questo caso, ci rivolgiamo in prticolare a laboratori, centri di ricerca, ospedali, sia pubblici che privati. Successivamente, prevediamo il lancio del prodotto sul mercato della Diagnostica clinica, rivolgendoci ad aziende, laboratori e centri di diagnostica, con obiettivo finale di fornire la nostra piattaforma al SSN rendendo il nostro kit disponibile per tutte le persone malate di tali patologie invalidanti.

  • Un commento sull’esperienza del premio Marzotto

Dal punto di vista Life Sciences è uno dei premi più prestigiosi che ci sono in Italia che ci ha dato la possibilità di accedere ad un percorso di mentorship qualificato che per noi sarà importante sia per definire l’ossatura della startup sia per consolidare la strada intrapresa. Con la possibilità di accedere a strutture altamente qualificate dal punto di vista scientifico che ci agevoleranno nell’importante fase in cui ci troviamo adesso, lo sviluppo tecnico del prodotto. Un premio di grande prestigio, dunque, che ha rappresentato un’importante occasione di visibilità.