Ultrabio: la APP che ci guida nella scelta dei cibi sicuri

Intervista a Monia Renzi, CEO di Bioscience Research Center (BsRC)

Ultrabio nasce per fornire un servizio alla collettività permettendo a chiunque di gestire semplicemente la propria alimentazione mantenendo i pasti consumati sotto la soglia settimanale di esposizione ai contaminanti chimici consigliata.

Monia Renzi_laboratorio

 

 

 

 

 

 

 

 

Come nasce Ultrabio?

Secondo l’EFSA (European Food Safety Authority), oltre il 50% della popolazione europea assume con la dieta sostanze chimiche pericolose superiori ai livelli soglia di sicurezza settimanali; alcune fasce della popolazione come donne in stato interessante, neonati, bambini entro i tre anni di vita sono maggiormente esposte alle possibili conseguenze per la salute. 

Il nostro centro ricerche, il Bioscience Research Center (BsRC), ha rilevato che le indicazioni fornite da EFSA sono difficilmente applicabili da una larga parte della popolazione. La complessità è legata non solo ai calcoli da effettuare ma, anche, alla possibilità di accesso a dati attendibili sui livelli contaminanti negli alimenti. Altri aspetti critici sono legati alla necessità di valutare non solo il singolo alimento ma l’intero pasto e di tenere in considerazione l’effetto della soggettività del peso corporeo. È noto a tutti, inoltre, che il tonno contiene mercurio come anche lo sgombro ed il pesce azzurro in generale. Tuttavia, questi alimenti forniscono anche importanti principi nutritivi. La soluzione per la nostra salute è, dunque, un giusto compromesso: i prodotti ittici non sono da eliminare completamente dalla nostra dieta bensì devono essere consumati tranquillamente avendo cura di rimanere entro le dosi individuali di sicurezza consigliate e di evitare l’associazione nella stessa giornata con altri alimenti che contengono anche essi mercurio seppure in dosi minori. Quindi quanto tonno è possibile assumere per rimanere sotto la soglia soggettiva di rischio? Tutto dipende dal peso corporeo individuale. Per chiarire quanto possa incidere il peso corporeo della persona sul rischio individuale associato al consumo degli alimenti, basta fare un semplice esempio. Secondo EFSA, il consumo di 50 g di patate fritte porta, all’assunzione in media di 16,1 μg di acrilamide. Ne consegue che, per kilo di peso corporeo, un adulto di 70 kg avrà assunto 0,23 μg di acrilamide, mentre un bambino del peso di 10 kg avrà assunto, con lo stesso pasto, dosi sette volte maggiori (1,61 μg/kg). L’associazione di alimenti che contengono concentrazioni medie elevate della stessa sostanza chimica deve essere evitata; l’assunzione complessiva di sostanze chimiche attraverso la dieta dipende, infatti, non solo dalla qualità dell’alimento di partenza e dal peso corporeo individuale ma, anche, dalle associazioni con altri alimenti, in parole povere dalle abitudini alimentari. Questo tipo di percezione manca nella maggior parte di noi. Siamo, infatti, focalizzati solo sulla qualità di ogni singolo alimento dimenticando che è la nostra dieta a determinare la dose settimanale di sostanze chimiche assunte ed il rischio complessivo a cui siamo esposti. In quest’ottica, non esistono alimenti da “indicizzare” ed escludere dalla nostra alimentazione, piuttosto, dosi da non eccedere ed abitudini alimentari da ottimizzare per avere effetti benefici sulla salute. Piccole correzioni alle nostre abitudini possono essere fondamentali e sufficienti per non privarsi di nulla restando sotto alle soglie di sicurezza. Anche in questo caso possiamo fare un semplice esempio: sarebbe preferibile non associare tonno, pesce spada e funghi durante lo stesso pasto.

Ultrabio nasce per colmare queste difficoltà oggettive e fornire un servizio alla collettività permettendo a chiunque con un semplice strumento informatico di applicare le linee guida EFSA e gestire semplicemente la propria alimentazione mantenendo i pasti consumati sotto la soglia settimanale di esposizione ai contaminanti chimici consigliata.

 

 Come funziona Ultrabio?

 L’applicazione non è un dispositivo medicale ma consente di stimare l’esposizione teorica a sostanze chimiche potenzialmente pericolose utilizzando il dato associato dall’EFSA all’alimento generico e di relazionare il dato di assunzione al proprio peso corporeo. Ultrabio è stata pensata come una App e si è cercato nelle fasi di sviluppo di semplificare al massimo l’interfaccia per l’utilizzatore. La semplicità del risultato finale non deve trarre in inganno: lo sviluppo dell’app è stato complesso ed ha richiesto oltre due anni di ricerca da parte di personale esperto in contaminazione degli alimenti per trasformare l’intuizione iniziale in un prodotto reale ed utilizzabile da chiunque. La maggiore difficoltà che abbiamo dovuto fronteggiare non è stata tanto lo sviluppo dei calcoli complessi che sono alla base della restituzione finale, quanto piuttosto la creazione di un database completo con livelli di contaminazione scientificamente attendibili ed aggiornati per le oltre ottocento tipologie diverse di alimenti combinabili tra di loro. Anche bilanciare il rigore scientifico con la necessità di semplificazione della struttura della app è stato, per noi, un difficile obiettivo da perseguire. Il prodotto finale, seppure perfettibile, prende in considerazione i contaminanti più interessanti per l’utente in termini di salute e per i quali esistono dati solidi, completi e soglie di rischio specifiche e condivise dal mondo scientifico come ad esempio mercurio, cadmio, piombo e composti perfluorurati (PFOA e PFOS totali). L’utilizzatore inserisce i propri dati relativi al peso, sesso ed età e accede alla schermata di utilizzo che permette di inserire giorno per giorno le dosi di alimento consumato. Sono attivate delle funzioni specifiche per porre in condizioni di maggiore cautela le donne in stato interessante. Al momento dell’inserimento l’utente può visualizzare graficamente, per ogni sostanza chimica considerata, il livello di esposizione soggettivo rispetto alla soglia settimanale consigliata dall’EFSA. Essendo un prodotto pensato per non esperti in materia, Ultrabio fornisce report giornalieri, oltre che settimanali, in modo da permettere di correggere eventuali criticità bilanciando l’alimentazione e restando sotto la soglia settimanale prevista. Il sistema permette la memorizzazione delle proprie abitudini alimentari e guida l’utente verso un percorso di miglioramento delle stesse grazie ad indicazioni pratiche semplici basate sulle attuali conoscenze scientifiche in materia di contaminazione degli alimenti e sicurezza alimentare permettendo di porsi nella condizione più vicina possibile a quella che viene stimata come soglia di sicurezza settimanale da EFSA.

 

 

 In un mondo di APP, che cosa distingue Ultrabio?

 BsRC ha voluto mettere al centro del proprio interesse la salute dei cittadini ed ha pertanto voluto offrire un servizio completamente gratuito che l’azienda ha interamente finanziato con due anni di ricerche specialistiche e un notevole lavoro di aggiornamento e selezione dei dati su cui si basa l’applicazione. Ultrabio non è una delle tante app esistenti per perdere peso o per bilanciare l’apporto nutrizionale della dieta, bensì rappresenta un punto di vista diverso, utile anche a esperti nutrizionisti e medici dietologi. Infatti, permette di verificare quanto la dieta dimagrante proposta al paziente apporti in termini di livelli medi di contaminanti chimici e consente di correggere eventuali scostamenti dalle linee guida EFSA. 

Ultrabio è sviluppata da specialisti di settore, è di semplice utilizzo ma scientificamente rigorosa. I dati inseriti nella App sono ottenuti da fonti scientifiche affidabili ed accuratamente vagliate ed aggiornate dal nostro personale esperto nella contaminazione degli alimenti. I criteri sui quali sono sviluppati i calcoli di esposizione soggettiva sono solidi ed incentrati sulla tutela massima dell’utilizzatore. Dovendo scegliere tra un prodotto “commerciale” ed un prodotto scientificamente solido è stato preferito il secondo aspetto limitando allo stretto necessario le semplificazioni tecniche. Contrariamente a quanto si possa supporre, l’applicazione prodotta non vuole creare allarmismo, anzi, ha l’obiettivo di tranquillizzare il consumatore informandolo correttamente e formandolo ad associare correttamente gli alimenti in modo da restare sotto alle soglie di rischio settimanale consigliate. Speriamo che questo primo passo sia solo l’inizio di quello che riteniamo possa essere un percorso virtuoso di implementazione della qualità e della sicurezza alimentare da sviluppare in collaborazione anche con tutti gli stakeholder dell’agribusiness che vorranno aderire al nostro progetto fornendo i propri dati sui livelli medi di contaminanti chimici nei loro alimenti. 

 

 

In tema di nutrizione, quali strumenti possiamo considerare utili per sopperire a una diffusa disinformazione o a iniziative “fai da te”?

Il consiglio è sempre quello di rivolgersi ad esperti e specialisti e non improvvisare diete “fai da te” tratte dal passaparola, siti internet, riviste non specialistiche, blog. In materia di salute e nutrizione solo lo specialista è in grado di tenere conto della soggettività e delle caratteristiche del singolo individuo e proporre soluzioni adatte alle specifiche esigenze della persona. La selezione oculata di fonti di informazione autorevoli in rete è uno dei principali aspetti critici dei nostri tempi. Anche in questo caso, il consiglio è quello di basarsi su siti istituzionali ufficiali (es. Ministero della Salute, Istituto Superiore Sanità ecc.) e di consultare fonti di informazione scientificamente verificate anche se, purtroppo, le fonti scientifiche dirette sono spesso in lingua inglese e questo costituisce un limite di fruibilità dell’informazione per una grande fetta della popolazione. Il Bioscience Research Center (BsRC) ha cercato di dare un contributo anche in questo senso, fornendo un servizio gratuito di informazione ai cittadini con la pagina FB Ultrabio ed il sito web (www.ultrabio.it) associati alla app. Su questi canali sono pubblicati periodicamente in lingua italiana alcuni articoli o estratti di articoli selezionati e verificati dai ricercatori BsRC.

 

 

Di cosa si occupa, in generale, il Bioscience Research Center di cui sei a capo?

Il nostro è un centro ricerche privato giovane, fondato nel 2013, che nasce dal sogno di portare la scienza al servizio della collettività. La principale competenza è relativa al settore ecotossicologia; il centro offre servizi di consulenza ed analisi di laboratorio nel settore ambiente e agribusiness. BsRC è, inoltre, specializzato negli studi sul packaging di prodotti alimentari e nella contaminazione da microplastiche, uno degli aspetti più preoccupanti di questo ultimo decennio e sul quale l’opinione pubblica è molto sensibile. In questo settore, in particolare, il centro dispone di strumentazione all’avanguardia per effettuare analisi chimiche di microplastiche presenti in ambiente, negli alimenti o in prodotti cosmetologici e farmaceutici per le certificazioni di qualità o per guidare le aziende produttrici verso la risoluzione delle problematiche di contaminazione. Effettua studi sul packaging per testare materiali tecnicamente performanti e più rispettosi dell’ambiente. È doveroso precisare che BsRC, nonostante sia riconosciuto come eccellenza nel contesto scientifico internazionale, non fruisce di finanziamenti per la ricerca e sostiene le proprie ricerche a vantaggio della collettività esclusivamente mediante gli utili aziendali. Ad oggi, pertanto, siamo costretti a bilanciare l’impegno destinato alla ricerca scientifica con le sole risorse economiche che il centro ricerche può permettersi di mettere in campo con le proprie forze.

 

Per maggiori informazioni:

www.ultrabio.it

Leggi anche l’articolo pubblicato su Starbene (14 novembre 2018)